Premessa
Il laboratorio odierno ha come scopo quello di imparare a leggere cosa si cela dietro un conflitto ereditario che coinvolge tre fratelli, due femmine e un maschio, in disputa per la divisione ereditaria dei genitori. Il gruppo è chiamato ad un lavoro che prevede due momenti distinti: nel primo occorre effettuare l’analisi di una lettera, inviata dalla sorella minore a quella maggiore che, dietro le palesi recriminazioni, accuse e condanne, cela preoccupazioni, bisogni, aspettative, timori, ovvero l’invisibile del conflitto che è necessario indagare se si vuole innescare una gestione costruttiva del conflitto. Nel secondo momento occorre scrivere la risposta a quella lettera. Qui il gruppo viene diviso in sottogruppi; coloro che devono rispondere alla lettera mettendosi nei panni della sorella maggiore, alla quale la lettera è indirizzata, e coloro che devono rispondere alla stessa lettera impersonando l’avvocato della sorella maggiore. Il fine è consentire, grazie all’analisi dei bisogni contenuti nella lettera e a una precisa comunicazione da usare nella risposta, una gestione costruttiva del conflitto che inneschi il meccanismo virtuoso della mediazione. Le controversie ereditarie, che sono materia obbligatoria di mediazione, non sempre, purtroppo, proseguono nella mediazione vera e propria ma spesso si arenano con l’obbligatorio primo incontro, che è condizione di procedibilità, per poter procedere con la causa. Per questo motivo la lettera di risposta diventa in questo caso particolarmente importante (nella realtà infatti, sarà proprio grazie a quella lettera che si avvierà e proseguirà la mediazione).
Prima parte dell’esercizio: leggere cosa si cela (bisogni, interessi, paure, preoccupazioni, aspettative ecc.) dietro la lettera e provare a rispondere utilizzando il metodo O.A.S.I.
L’esercizio si divide in due fasi
1. Analisi: rilevare le seguenti tematiche:
i) Individuare parole chiave
ii) Individuare i bisogni
Seconda parte dell’esercizio: scrittura della lettera.
Dei cinque gruppi presenti in aula, 3 scriveranno la lettera vestendo i panni della sorella maggiore; i due gruppi restanti, invece risponderanno impersonando l’avvocato della sorella maggiore, considerando come destinatario il legale della sorella minore. Lo scopo dell’esercizio è instaurare una comunicazione che permetta di comprendere come la mediazione rappresenti il solo e vero unico strumento per trattare un caso di questo tipo.
Di seguito sono presentati i risultati relativi alla prima parte dell’esercizio:
Parole chiave:
1) Ferita
2) Quello che dico verrà travisato. Incomprensione.
3) Capire
4) Imbrogliavate
5) Escludete
6) Non ho fatto mai nulla per fare del male
7) Non essere creduta
8) Non essere odiata
9) Oggetto di dispetti e imbrogli continui
10) Tu mi odi
11) Subire le conseguenze
12) Perché
13) Imbrogliata
14) Tue proposte, mia esclusione, solo soldi
15) Chiudere col passato
16) Consapevole, hai VOLUTO farmi del male.
Bisogni
1) Bisogno di dialogo con la sorella.
2) Bisogno di riconoscimento. Forte sensazione di esclusione dalla famiglia.
3) Bisogno di capire il giusto e lo sbagliato.
4) Bisogno di riconoscimento per quello che ha fatto.
5) Bisogno di stare meglio e di chiudere con il passato
6) Bisogno di giustizia
7) Bisogno di entrare in contatto
8) Bisogno di riconoscimento del vissuto emozionale
9) Bisogno di pulire la ferita
10) Bisogno di essere amata
11) Bisogno di sentirsi parte della famiglia
12) Bisogno di comprensione ed essere compresa
13) Bisogno di dialogo e chiarezza.
14) Bisogno di cura/affetto/comprensione.
15) Bisogno di sicurezza
16) Bisogno di fiducia
17) Bisogno di amore
18) Bisogno di accudimento
19) Bisogno di chiudere col passato.
Seconda parte dell’esercizio. Esame di una delle lettere di risposta
Cara sorella. Ho letto la tua lettera, l’ho letta con attenzione. Se ho capito bene quello che mi vuoi trasmettere, ti sei sentita ferita, incompresa non creduta, esclusa, odiata, imbrogliata, svalutata, non apprezzata e derubata anche nel benessere. Di tutto questo mi dispiace e anche io voglio capire quello che ci è successo e ci ha portato alla situazione di oggi. Confesso che non mi riconosco nelle modalità in cui tu mi hai descritto. Oggi è anche mio unico desiderio capire e sapere il perché e risponderci ai vari perché. Forse è più giusto fissare un incontro per chiudere con il passato e stare meglio tutti noi.
Esame della lettera di un gruppo che ha impersonato l’avvocato
Gentile Collega,
assisto la Sig.ra Tizia che mi ha raccontato la dolorosa vicenda famigliare che coinvolge lei, la tua cliente e il fratello Sig. Caio. La Sig.ra Tizia mi ha conferito mandato per l’assistenza in mediazione e mi ha anche mostrato la lettera della sorella (Tua cliente), di cui sarai a conoscenza. In considerazione della delicatezza delle tematiche coinvolte e prescindendo al momento dalle reciproche argomentazioni giuridiche che verranno sviluppate poi nelle opportune sedi, penso che anche tu ritenga importante tenere in considerazione gli aspetti emozionali e un confronto sui bisogni profondi ed effettivi delle persone; ti chiederei quindi di proporre insieme un incontro preliminare con le parti per favorire la riapertura del dialogo da troppo tempo interrotto e rendere così proficuo l’incontro di mediazione. Infatti come emerge dalla lettera della tua cliente e dalla risposta che la sorella ha dato, entrambe le nostre assistite – pur nelle loro diverse prospettive –sembrano avere un forte bisogno di ascolto, chiarezza e reciproco riconoscimento. Mi farà piacere sentirti nei prossimi giorni per sapere cosa ne pensi. Con l’occasione ti saluto cordialmente.
Conclusione del lavoro di gruppo
Per ultima cosa è stata letta la lettera originale che la sorella maggiore aveva scritto alla minore in risposta. Terminata la lettura si è discusso del lavoro effettuato.
Questione delle parole chiave: per ogni parola chiave c’è un bisogno celato dietro di essa.
Problema: come riconoscere le parole chiave valide?. In genere le parole chiave valide sono enfatizzate, accentuate e appesantite nel discorso. Tiziana dà il metodo per utilizzare lo strumento delle parole chiave: ad ogni parola chiave rilevata esiste un bisogno corrispondente che si cela dietro.
La parola chiave “capire” viene ripetuta molte volte. Questo voler capire è riferito al passato. In realtà non può avvenire una reale comprensione di eventi passati, perché tali accadimenti non sono più modificabili. La richiesta di capire è una richiesta apparentemente analitica. Il passato è deterministico e non si può cambiare. Non si può rispondere ad ogni accusa mossa per fatti accaduti nel passato: entrarci vuol dire entrare in un ginepraio. Non bisogna quindi rispondere analiticamente. Non entrare nel ginepraio. La soluzione si trova invece nel futuro.
Recuperiamo la linea temporale del conflitto:
PASSATO –> PRESENTE –> FUTURO
Quando si lavora per una gestione costruttiva del conflitto, è necessario partire dal presente per focalizzarsi sul futuro. Il passato non si può modificare, non si può porre rimedio a qualcosa di già accaduto. L’unica cosa che possiamo fare con gli eventi passati è conferire loro un riconoscimento di ciò che hanno portato (vissuto emozionale) ed estrarre da essi i bisogni e gli interessi frustrati utili per la costruzione del nuovo rapporto nel futuro.
In merito all’esame delle lettere scritte dai gruppi, si sottolinea come in lettere di questo tipo bisogna, per prima cosa, mettersi nell’ottica di chi le riceve. Entrare quindi nella cornice mentale dell’altro. Bisogna stare attenti alla forma e ai contenuti o si corre il rischio di non essere creduti. Occorre usare una forma che coinvolga emotivamente chi legge. Bisogna, in altre parole, scrivere con il cuore.
A cura di T. Fragomeni, A. Maietti, A. Lela